1993-1995: da Raising Fear a Juglans Regia
Come detto qui dall’estate 1993 iniziammo a provare con un “nuovo” strumento, le tastiere.
Ma non fu l’unico cambiamento….. Già dopo l’uscita del demotape stavamo pensando di cercare un quinto elemento, una seconda chitarra o un tastierista; venne il tastierista e lo prendemmo. Fino ad allora suonavamo Heavy Metal abbastanza classico, ma adoravamo gruppi come Faith No More, Dream Theater, IQ, Deep Purple, Uriah Heep o Heir Apparent, nei quali l’hammond o le tastiere erano molto importanti per la resa finale. Inoltre, visto che l’inglese ci creava diversi problemi nella pronuncia e nella stesura dei testi, stavamo anche pensando di iniziare a proporre qualche pezzo in italiano.
In quei mesi rimanemmo folgorati dalla scoperta di alcuni gruppi italiani di una ventina di anni prima, gente come Biglietto per l’Inferno, Balletto di Bronzo, Banco del Mutuo Soccorso, Rovescio della Medaglia, Locanda delle fate, Semiramis ecc, che coniugavano rock (spesso duro…), progressive e lingua italiana. Io in particolare adoravo il disco omonimo dei lecchesi Biglietto per l’Inferno, che cambiò sicuramente il mio modo di concepire la musica. Mi arrivò casualmente per posta, in cambio di una registrazione del disco solista di Bill Ward (grazie Luigi!); non lo conoscevo se non di nome e ne rimasi folgorato sin dal primo ascolto. Ero ossessionato da quel disco, dovessi fare una ipotetica classifica lo metterei anche oggi al primo posto tra i preferiti si sempre. Consumai letteralmente la cassetta, lo ascoltai ogni giorno per settimane. Anche l’allora chitarrista Simone apprezzò molto, sia per la vena progressiva che per il cantato in italiano. Ecco, questo ci diede un’ulteriore spinta a provare il cantato in italiano.
A David piacevano i Litfiba - in quell’anno era uscito “Terremoto” - e anche l’ultimo arrivato Sergio non aveva niente in contrario nel provare con la nostra lingua.
La ristampa in CD della Vinyl Magic del disco omonimo del Biglietto per l'Inferno uscito originariamente nel 1974, fondamentale nella scelta del gruppo di provare a cantare in italiano. Probabilmente il mio album preferito di sempre!
Ma tornando al gruppo, avere un anno “vuoto” davanti - visto che il cantante Alessandro era partito per il servizio di leva - senza possibilità o volontà di suonare dal vivo ci permise di fare serenamente questi tentativi, che non erano di poco conto per un gruppo alle prime armi come noi. Inizialmente provammo ad inserire le tastiere nei pezzi vecchi ma la cosa non funzionava, o almeno non eravamo in grado di farla funzionare (o semplicemente non eravamo soddisfatti del risultato). Decidemmo allora di ricominciare da capo, iniziando a comporre quelli che sarebbero poi diventati i brani del secondo demotape. Provavamo a ripetizione pezzi strumentali, senza pensare alla voce che avremmo aggiunto in un secondo momento. Via via che i brani prendevano forma provavamo alcune linee vocali, a volte era Simone a mettere la voce, altre il tastierista Sergio; altri brani furono invece ultimati dopo il rientro di Alessandro, ovvero nel settembre 1994. Alla fine avevamo cinque pezzi in italiano e uno in inglese. Non avevamo idea di come proseguire in futuro, però avevamo la maggioranza dei pezzi nuovi in italiano ma non ci precludevamo l’inglese quindi iniziammo a pensare di cambiare nome scegliendone uno “neutro”, né italiano né inglese. Latino?!? Perché no....
Fissammo per una sera al Trip per Tre, noto pub di Firenze dove avvenne una sorta di votazione. I nomi “papabili” erano stati individuati principalmente dal chitarrista Simone, che aveva passato ore in biblioteca tra libri di botanica, scienze, biologia ecc. alla ricerca del nome giusto. Se ne uscì con una serie lunghissima di vocaboli improponibili (non ho più la lista ma c’erano nomi di farfalle, funghi, insetti ecc) o da impiccagione (ricordo con certezza che la lista comprendeva “Remiz”, probabilmente una specie di uccellini…..) ma per farla breve il ballottaggio avvenne tra Juglans Regia e “Savelli”, che non era un nome botanico ma il cognome di un noto vinaio di Sesto Fiorentino, che portava il vino a casa mia e di David. David bevve molto quella sera e a un certo punto divenne quasi molesto, impuntandosi sul volersi chiamare Savelli. Si alzava e declamava ad alta voce “Savelli!”…
Alla fine la spuntò Juglans Regia, per sfinimento, ma fu necessario far bere molte birre a David. La noce, la somiglianza con il cervello ecc. tutto bello, ma forse non fu una scelta felice visto che ancora oggi viene spesso storpiato in accozzaglie indicibili (dal classico Junglas Regia o Juglas Regia al mirabolante Jungla Rage). Vabbè, è andata così e oggi ce lo teniamo, ne siamo affezionati, anche se David ce lo rinfaccia sempre.
La settimana precedente il Natale 1994 entrammo in studio, ovvero la casa di Jeppe Catalano, per registrare. Jeppe aveva già registrato il precedente demotape, non sentimmo l’esigenza di contattare altri. Avevamo sei canzoni, cinque in italiano e una - “World of illusions” - in inglese scritta principalmente da Sergio, che suonava le tastiere ma era appassionato di gruppi o generi che quasi mai non ne facevano uso. I pezzi erano comunque frutto del gioco di squadra, tutti avevamo partecipato alla composizione e (sic) all’arrangiamento. Anche stavolta le canzoni erano abbastanza variegate, c'era un pezzo quasi punk-rock, una sorta di suite di oltre 10 minuti, un pezzo privo di chitarra distorta ecc.
Decidemmo di mettere anche un intro, praticamente improvvisato in studio, o forse provato una volta al volo in sala; il titolo fu "W.L.B.", ovvero W Lino Banfi. Eravamo appassionati del grande Lino e principalmente di film come "La moglie in bianco, l'amante al pepe" (del quale io e David sapevamo ogni singola battuta a memoria), "La soldatessa alle grandi manovre" oltre ai classici "Al bar dello sport" e " L'allenatore nel pallone" e non potevamo perdere l'occasione di farlo sapere "al mondo"...
Registrammo direttamente su ADAT, effettuando riprese singole strumento per strumento (il demo precedente era stato registrato su bobina e le basi erano in presa diretta) quindi c’erano più possibilità di sbagliare e riprendere dal momento dell’errore; oggi sembra una banalità ma all’epoca, almeno per noi, non lo era.
Uscimmo dallo studio il pomeriggio del 24 dicembre con la cassetta “master” in mano; a casa la riascoltai subito e nell’assolo finale di “Punto di fuga”, terzo pezzo del lato A, si sentiva nitidamente Alessandro dire: “va bene!?!?!?”. Chiamai subito Jeppe per dirgli che sarei ritornato dopo Natale per la correzione e in effetti così avvenne. Ricordo bene che dopo aver eliminato quella vocina (non del tutto…. se si ascolta in cuffia qualcosa di strano c’è ancora ma più di così non fu possibile fare) mi fermai a parlare con Jeppe del più e del meno, dei progetti futuri, del primo album dei Marlene Kuntz che a lui piacevano molto ecc. Non scattammo foto in studio, oggi mi dispiace quasi non avere almeno una/due foto di quell'esperienza.
Il logo, poco leggibile invero, fu realizzato da Simone, che si occupò anche della realizzazione della copertina (l'immagine scelta fu trovata in un libro sempre in biblioteca, mentre era in corso la ricerca di idee per il nome del gruppo). Stampammo le copertine in tipografia, andai a Milano in treno a vidimarle in SIAE e stampammo per iniziare 100 cassette da un fornitore di Calenzano, tante altre le duplicammo a mano e ne stampammo ancora una seconda mandata presso un’altra ditta di Firenze. In totale, tra vendite scambi e promozione a giornali/radio ecc ne sono circolate circa 500/550, forse anche qualcosa di più. Fummo recensiti in diversi giornali e fanzine, ottenemmo diversi passaggi radio e facemmo qualche concerto, non troppi a dir la verità, continuando nel frattempo a comporre pezzi nuovi.
(Max)
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